giovedì 7 aprile 2011
Operazione Condor: la mano nera del Sud America
Il Condor è simbolo dei Paesi del Sud America. Questo maestoso animale è diventato purtroppo anche il simbolo della loro rovina. Il suo nome venne utilizzato per indicare una vasta operazione militare ed economica portata avanti dagli Usa per ribaltare i maggiori governi sud americani e istaurare regimi autoritari. Lo scopo principale di questa vasta rete di attività segreta era di ostacolare ogni azione rivoluzionaria ed impedire la diffusione del comunismo. Dietro queste pretese politiche vi erano in realtà altre cause di matrice economiche: le enormi ricchezze facevano gola e per facilitare la penetrazione delle multinazionali si appoggiarono governi favorevoli agli investimenti stranieri. I paesi coinvolti furuno molti: il Brasile, il Perù, la Bolivia, l'Argentina, il Cile ecc. ecc. e le operazioni si susseguirono in un lasso di tempo che va dal 1974 alla fine degli anni 80. Iniziamo quindi dal principio!
Una prima bozza di progetto politico venne fatto nel febbraio del 1974: i capi dei servizi segreti sud americani, tra i quali ricordiamo la Dina di Pinochet, si riunirono a Santiago del Cile prendendo una serie di accordi per fermare l'avanzata comunista nei loro paesi. In realtà già prima nel 1973 in un congresso degli eserciti americani il generale brasiliano B.B. Fortes propose una soluzione per bloccare la diffusione del comunismo trovando l'appoggio dei servizi segreti, specialmente quelli americani che patrocinarono il tutto. Come ho già detto su, l'obiettivo era quello di evitare golpe comunisti o comunque stroncare ogni movimento filocomunista. Ecco perché i maggiori bersagli di questa repressione segreta furono sostenitori comunisti e socialisti: giornalisti, studenti, sindacalisti, operai e anche donne, tutti comunisti, arrestati, i cui cadaveri non vennero mai più trovati (Desaparecidos). Secondo i dati del Conadep (Comitato nazionale delle persone scomparse, l'organo che dal 1983 si interessa di questo caso), i desaparecidos furono 300.000, ma il loro numero tende costantemente a salire. Ultime stime parlano di 400.000 scomparsi, ma il loro numero è in costante crescita. I mezzi impiegati per tali operazioni erano segreti e passavano sempre inosservate o meglio, per il terrore che incutevano, nessuno ne parlava. Gli squadroni della morte a servizio dei vari regimi giravano di notte a bordo di Ford Falcon verdi senza targa rapivano i malcapitati. Costoro venivano incarcerati in centri segreti per poi essere torturati e di loro da quel momento non si aveva più traccia. A proteggere e a finanziare tali operazioni vi furono gli Stati Uniti che creano in terra sudamericana alcuni centri di coordinamento: ricordiamo quello di Panama gestito dalla CIA nel quale si coordinavano le principali attività. I principali Golpe furono infatti guidati dai servizi segreti americani, ma non si esclude la mano di nazioni europee (Francia in primis).
Una rete estesa di relazioni che in 20 anni porto a ridimensionare i poteri nel Sud America. Pinochet, Peron, Tejada sono solo i più celebri burattini di questa vera e propria macchinazione. L'immenso lavoro, nonostante svolto in segreto e in costante pericolo di essere scoperti, diede gli effetti desiderati. Gli Usa si garantirono il controllo commerciale di queste zone e il comunismo venne "debellato". Accanto a questi "successi" si contano anche i danni che esso produsse: continue crisi economiche, arretratezza sociale, culturale e una immensa schiera di fantasmi, i Desaparecidos. La caduta di questi regimi verso la fine degli anni 80 segnò la fine dell'operazione, ma le rivendicazioni democratiche e socialiste non si fecero attendere. Molti generali e ministri furono arrestati e condannati, mentre altri ancora sono latitanti o si sono rifugiati in paesi amici. Emblematico è la scoperta fatta nel 1992 dal giudice paraguaiano J.A, Fernandez e dall'attivista Martin Almada, i quali scoprirono il cosiddetto Archivio del Terrore: i documenti relativi a tutte le operazioni svolte, in cui si rivela la partecipazione degli Usa nei Golpe e le condanne a esecuzioni fatte dai generali nonché l'elenco dei dispersi. L'Operazione Condor è un esempio lampante delle strategie di terrore messe in piedi dall'Impero per affermare nel corso del novecento la sua egemonia.
mercoledì 6 aprile 2011
I desaparecidos: i fantasmi del Sud America
Nessuno ne parla sia per l'oscurità dei fatti sia perchè argomenti troppo scomodi. Sono i fantasmi del Sud America, i Desaparecidos che in spagnolo significa "persona scomparsa". Infatti il Conadep (Commissione nazionale sulle persone scomparse) ha calcolato che fra il 1976 - 1983 sono scomparsi 300.000 dissidenti dei regimi cileni e argentini. Una faccenda poco chiara che grazie agli sforzi dei parenti e degli organi sovranazionali si sta chiarendo poco a poco. Iniziamo dall'inizio a raccontare questa storia vergognosa.
Tutto cominciò con la salita al potere in Cile del generale Augusto Pinochet nel 1973 il quale attraverso un Golpe mise fine al governo socialista di Allende che segnò l'inizio di questa strage. Non è sicuro, ma è molto probabile che dietro a Pinochet ci sia stato la mano degli Usa i quali avevano certamente paura che un possibile governo comunista venissi alla luce con Allende (Operazione Condor). L'ascesa del generale provocò un grande clamore in tutto il paese che porto la nuova dittatura a reprimerlo. Furono arrestati tutti i dissidenti scesi in piazza e furono esposti nello stadio di Santiago del Cile. Le foto dei carcerati esposti come trofei di guerra fecero il giro del mondo e causarono forti critiche al nuovo governo nero. Gli anni successivi dal 1973 al 1976 il mondo non seppe mai che fine facessero i dissidenti. Nessuno sapeva degli arresti e delle modalità brutali (che possono essere paragonate a quelle naziste e comuniste). I dissidenti venivano arrestati o meglio rapiti nel cuore della notte da squadre di militari in borghese che viaggiavano su Ford Falcon Verdi senza targa che in breve divennero simbolo di paura specie in Argentina. A questo punto i "criminali" venivano portati in luoghi segreti, come il centro di addestramento della Marina Militare ESMA a Buenos Aires, centri e carceri, la cui vera funzione si scoprì solo dopo molti anni. Qui i prigionieri erano torturati e seviziati: scariche elettriche e mutilazioni erano all'ordine del giorno. Che fine facevano poi i dissidenti? La risposta è ovvia: venivano uccisi e i loro corpi occultati, ma come? Anche a questa domanda si può rispondere facilmente: Voli della Morte. I prigionieri venivano sedati e gettati in volo nell'Oceano Pacifico o Atlantico con il petto squarciato per attirare gli squali: un sistema di occultamento molto efficacie! Questa strage andò avanti per anni e i regimi Sud Americani riuscirono ottimamente a nascondere il tutto. Non tutto però filò liscio: nel 1976 avvenne un episodio che mise in luce i sistemi di repressione. L'evento in questione ci fu in Cile nel 1976 ed è noto con il nome di "La notte delle matite spezzate". A La Plata scoppiò una protesta studentesca contro il regime di Pinochet. Durante la notte la polizia arrestò otto studenti ritenuti i capi della rivolte che naturalmente scomparvero senza traccia. Insieme a costoro vennero arrestati e uccisi altri giovani, tutti minorenni. Il Conadep ha stimato che furono uccisi circa 238 studenti. Era chiaro ormai cosa accadeva in questi paesi. Da questo momento in poi la verità venne a galla!
Nel 1983 dopo la caduta del regime argentino di Videla, il neopresidente Raul Alfonsine creò il Conadep, una commissione di inchiesta sulle stragi del ex governo militare che portò alla condanna di un gran numero di ex militari. Il contributo più grande che il Conadep diede al mondo intero fu il rapporto Nunca mas (Mai più), in cui si diedero le prime dritte su questa vicenda e che fecero da trampolino di lancio per le successive inchieste. In Cile la caduta di Pinochet portò le madri dei Desaparecidos a organizzarsi nel movimento Madri di Plaza de Mayo che ancora oggi chiedono chiarimenti e giustizia. I fantasmi però non si fermeranno e perseguiteranno ancora coloro che fino adesso sono sfuggiti alla giustizia.
lunedì 4 aprile 2011
L'Antiberlusconismo: una politica sterile
L'opposizione si è attestata su una stregua e inutile politica fondata sul concetto di Antiberlusconismo. Una sfida enorme che difficilmente la sinistra italiana, ridotta ad un cumulo di macerie dopo lo scandalo Craxi, riuscirà a vincere. Bisogna battere una ideologia totalizzante che ha cambiato totalmente la nostra nazione. Una forma mentis molto forte che difficilmente si riuscirà a scalfire. In un precedente articolo si è parlato del Berlusconismo e ho messo in evidenza le sue carte vincenti che oggettivamente hanno più successo delle nostre.
L'opposizione fa leva ultimamente sugli scandali a luci rosse del premier. Feste ad Arcore, Ruby, droga e molto altro ancora. La maggioranza giustamente afferma che non è reato andare a donne (scusate la franchezza): però è pur vero che andare con minorenni è reato come lo è andando con prostitute. Una battaglia a colpi di gossip che oltre ad essere sterile, non fa buona pubblicità. Ciò infatti dimostra i toni infantili dei partiti di opposizione che non sanno come battere un uomo che sembra un gigante. Berlusconi è un incubo per loro. Sono troppo avidi di potere per poter fermarsi un attimo e ragionare. Bersani che non è in grado di tenere unito un partito; Di Pietro che infervora gli animi dei compagni; tutti gli altri che parlano, ma fanno poco. Questo è uno scenario devastante che non attira consensi. Bisogna ritrovare la strada maestra perduta, cioè lavorare per il sociale e lo sviluppo del paese. Sembriamo noi i reazionari e non loro (secondo la visione classica della politica). E' indispensabile fare una serie di riforme all'interno del partito, poiche ci sono troppe correnti di pensiero che non vengono fatte conciliare, ma anzi vengono tenute insieme con la "forza". Ciò che bisogna fare è semplice: prima di tutto è indispensabile cambiare la classe politica e poi stilare un programma politico convincente che sia capace di contrastare quello di Silvio. Basta con questa stupida politica, un arte che fin dai greci aveva grande considerazione. Adesso non si tratta più di arte, ma di spazzatura che non fa che gettare fango sulla sinistra italiana nonchè su quella europea e addirittura mondiale che sta subendo un forte rallentamento. Non si può più andare avanti così: tocca iniziare una nuova politica.
Fascismo: il culto della violenza!
Il Fascismo al pari del comunismo e del nazismo è stata un ideologia che ha posto la violenza come mezzo di diffusione e di rafforzamento. E' noto che il comunismo attraverso una rivoluzione portava i proletari a capovolgere la dialettica sociale ponendosi al di sopra dei borghesi e istaurando una dittatura del proletariato. Il Nazismo lo stesso: attraverso azioni militari intendeva costruire il Terzo Reich (il primo quello di Carlo Magno e il secondo quello di Bismarck) ed eliminare le "razze" non ariane. Il Fascismo al pari dei suoi "compagni politici" usava la violenza come forma di controllo sociale e come mezzo di affermazione. Non parlerò dei suoi programmi politici ed economici, ma del culto della violenza. Gentile stesso, il massimo ideologo fascista, affermava nel Manifesto degli intellettuali fascisti del 1925 che il manganello è meglio di un sermone: la violenza è un ottimo strumento di controllo politico e sociale. Se non sei dei nostri, vieni picchiato: ecco cosa significa questa frase. Ed è proprio tramite le squadriglie nere che il governo centrale, cioè il Duce, manteneva il suo controllo. Un sistema di controllo sociale molto forte che poteva contare una grande capacità di mezzi umani. A dare questa impronta guerrafondaia a questa ideologia contribuirono una serie di forze culturali e politiche che già sconquassavano il nostro paese. Pensiamo ad esempio agli arditi, un corpo militare che si discinse in una serie si imprese miltari come la presa di Fiume, guidati dal poeta Gabriele D'Annunzio. Oppure citiamo il pensiero di Sorel a cui Mussolini si rifece moltissimo. I Futuristi però furono coloro che fornirono maggior materiale di propaganda ecc. al nascente partito fascista. I loro rapporti però si formarono molto più tardi dalla nascita di questa avanguardia. Nel 1909 si attesta la nascita del futurismo con il Manifesto pubblicato in Francia in cui i futuristi affermano, oltre alle istanze letterarie, che la guerra è la sola igiene del mondo ed esaltano la violenza e la dinamicità della guerra. I primi legami si crearono negli anni venti quando Marinetti divenne amico di Mussolini e in seguito venne da questi nominato Accademico d'Italia all'interno del progetto di riforma culturale dell'Italia. La politica futurista integrò quella fascista donando un tono nazionalista e di conseguenza guerrafondaio. Le grandi imprese del Fascismo e le violenze furono più volte esaltate nelle loro opere. Gli stessi toni dei discorsi che Mussolini faceva affacciato al balcone di piazza Venezia, rispecchiavano gli stili aggressivi dei futuristi: parole di violenza, esaltazione della guerra e del superuomo (esaltazione della razza italiana). Tali parole avevano lo stesso effetto delle opere futuriste: infiammavano gli animi, rendendoli malleabili alla propaganda fascista. La stessa propaganda esaltava il culto della violenza e indovinate un po dova attingeva materiale: dai futuristi. In definitiva si può ben dire che il Fascismo, a differenza di quanto affermano i molti, non è una ideologia non violenta, ma al contrario faceva della violenza la sua arma vincente. Ecco perchè in un periodo di grande diffusione del pensiero liberista e liberale, le ideologie violente non avranno mai un futuro!
Non svegliare il cane che dorme!
E' proprio vero il detto: non svegliare il can che dorme! Infatti un grande mastino è stato risvegliato dopo quel fatidico 20 marzo scorso. Il pastore Jones, noto a tutti per le sue provocazioni al mondo islamico dopo l'11 settembre, ha finalmente fatto ciò che da tempo desiderava fare: organizzare un processo pubblico contro l'Islam. In breve il giudice - pastore ha imbandito un processo farsa per poi bruciare pubblicamente una copia del Corana, il testo fondamentale degli islamici. Questo ampio gesto di sfida ha fatto scatenare l'ira dei fondamentalisti che in massa hanno attaccato la sede dell'Onu afghana, causando la morte di 30 persone. Un atto troppo avventato e inutile che ha fatto crollare il lungo lavoro di pacificazione di quelle zone. Jones è stato ampiamente condannato dalle opinioni pubbliche di mezzo mondo e dai relativi capi di stato. Lo stesso presidente Obama ha richiamato il pastore al suo vero lavoro, anche se non sembra aver fermato la sua pazzia: infatti ha già annunciato di voler processare anche Maometto. Il pastore non si rende conto delle morti che ha causato con la sua follia e anzi sembra essere contento del "bel servizio" che ha compiuto. Alla fine potremmo dire di non essere tanto diverso dai suoi "nemici" visto che anche lui si è dimostrato fondamentalista e incosciente delle sue azioni. Per scongiurare ulteriori incidenti diplomatici il presidente afghano, Karzai, ha assicurato di prendere tutte le misure possibili per evitare morti e distruzioni causata dalla profonda ira che i musulmani covano ancora nel loro profondo nei confronti degli occidentali pur non dimenticandosi di ammonire gli Usa per aver lasciato "incustodito" un pazzo come Jones.
Poesia del giorno: La pioggia nel pineto di Gabriele D'Annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
Autore del giorno: Daniel Defoe
Daniel Defoe (Londra, 3 aprile 1660 – 21 aprile 1731) è stato uno scrittore britannico. Viene frequentemente indicato come il padre del romanzo inglese. Defoe nacque in un sobborgo londinese, nei pressi di Cripplegate. Suo padre, James Foe, era un membro della società dei macellai ma (curiosamente) mercante di candele; Daniel modificò il proprio cognome da "Foe" al più aristocratico "Defoe" intorno al 1703, arrivando in alcune occasioni a dichiarare di essere un discendente della famiglia De Beau Faux. La famiglia di Defoe era di credo presbiteriano dissenziente; egli fu mandato a scuola all'accademia dissenziente di Stoke Newington, diretta da Charles Morton (in seguito vicepresidente di Harvard); qui non seguì studi classici, ma si dedicò a discipline come l' economia, la geografia e le lingue straniere. Daniel, contro la volontà del padre, scelse di non diventare pastore presbiteriano e di dedicarsi agli affari. In questo ramo ebbe un grande successo, e poté sposare Mary Tuffley, figlia di un ricco mercante, ottenendo tra l'altro una dote di 3.700 sterline. Da Mary ebbe sette figli. Convinto sostenitore della causa liberale, nel 1685 Defoe si schierò con il Duca di Monmouth (figlio illegittimo, protestante, di Carlo II), che osteggiava il legittimo erede al trono e fratello di Carlo, il cattolico Giacomo II. Nel 1688 prese posizione dalla parte di Guglielmo d'Orange quando questi si scontrò con il suocero Giacomo (che intendeva instaurare una monarchia assoluta e mettere in atto una politica di pulizia religiosa analoga a quella di Luigi XIV in Francia). Nel 1692, Defoe finì in bancarotta, pagando il suo disastro economico anche con la prigione. Riuscì a risollevare le proprie condizioni finanziarie dando inizio a una serie di attività disparate: una fabbrica di mattoni, un servizio di consulenza per il governo, e qualche pubblicazione come saggista. I saggi di Defoe, di natura politica ed economica, contenevano raccomandazioni destinate a rivelarsi all'avanguardia rispetto ai suoi tempi: suggerivano, tra l'altro, la creazione di una banca nazionale (divenuta realtà nel 1694), di un sistema pensionistico, di società di assicurazioni. Defoe propose anche nuove leggi sulla bancarotta. Dopo la morte di Guglielmo III (1702), Defoe fu arrestato con l'accusa di avere diffamato la Chiesa d'Inghilterra nel suo saggio La via più breve per i dissenzienti (The shortest way with the dissenters). Il libro venne messo al rogo, e Defoe subì prima la gogna e poi nuovamente la prigione, nel carcere di Newgate. Fu durante la sua prigionia a Newgate che Defoe iniziò a scrivere il romanzo Moll Flanders, considerato la sua prima grande opera letteraria. Nel frattempo aveva perso la fabbrica di mattoni, e per risollevarsi da un nuovo periodo di crisi economica fondò la rivista trisettimanale The Review, destinata a durare dieci anni e diventare una pietra miliare nella storia del giornalismo. Quasi tutti gli articoli erano dello stesso Defoe, che, pur dichiarandosi indipendente, in realtà aveva un accordo con il primo ministro Robert Harley, che gli aveva promesso l'amnistia. In ogni caso, l'opera giornalistica di Defoe fu pionieristica; si ritiene che egli abbia in pratica fondato il giornalismo tabloid. Fra il 1705 e il 1707 si trasferì in Scozia. Presentandosi come giornalista, in realtà lavorò attivamente con lo scopo di convincere il Parlamento scozzese ad accettare l'Atto di Unione con il Parlamento inglese, stipulato nel 1707. Nel 1714, sempre lavorando sotto mentite spoglie per il governo, riuscì a entrare nella redazione di un settimanale giacobita. Scoperto sei anni dopo, si vide costretto a porre fine alla sua attività di giornalista. Nel frattempo aveva continuato a scrivere romanzi; nel 1715 pubblicò The Family Instructor, e nel 1718 quello che sarebbe diventato il suo più celebre romanzo, Robinson Crusoe. A Robison seguirono numerose opere minori, incluse diverse false autobiografie (di famosi criminali o di altri personaggi pubblici, come nel caso della cortigiana "pentita", Lady Roxana) e un quantità di romanzi (tra gli altri, Memorie di un cavaliere, Il capitano Singleton, Il colonnello Jack e La peste di Londra. Defoe morì a Ropemaker's Alley, Moorfields, nei pressi di Londra nel 1731.
sabato 2 aprile 2011
Il grottesco arriva anche in Parlamento!
Gli ultimi giorni di marzo sono stati i più grotteschi che io abbia mai visto in vita mia. La questione immigrazione, il tira e molla tra regioni e governo, la guerra e tutto i problemi ad essa connessa. Si sta assistendo ad uno spettacolo grottesco (nel vero senso gaddiano) che ha portato il nostro Paese ad ingigantire ancor di più la sfiducia che le altre nazioni hanno nei nostri confronti. Un governo paralizzato è il nostro che, per una serie di motivazioni (che tutti sapranno), non riesce a fare il suo lavoro; un partito di governo che è paralizzato da continue tensioni al suo interno che minacciano lo scioglimento; una opposizione che parla di "battaglia" come se fossimo ancora ai tempi del fascismo; un popolo che osserva piangendo per lo sconforto e ridendo per l'assurdità di tutto ciò. Per di più gli ultimissimi giorni di marzo sono stati segnati da uno scenario che spezza le braccia al più volenteroso dei politici. Saprete tutti di cosa sto parlando: la rissa che c'è stata in Parlamento e all'esterno. Uno spettacolo che fa ridere molti nostri vicini. La trama, che incarna tutti i canoni del teatro dell'assurdo, è semplice: un ministro che insulta i suoi oppositori e fa tramontare (forse) un progetto a cui il suo "capo" teneva molto, facendolo infuriare; una rissa tra rivali di partito; le solite diatribe tra opposizioni; un Presidente della Camera dei Deputati che viene "linciato" dai suoi ex alleati; una parlamentare che aizza, come la cattiva di ogni racconto, il ministro contro la folla di manifestanti, i quali a loro volta si destreggiano in un lancio di monetine. Troviamo tutti i presupposti di questo spettacolo grottesco. Uno scenario veramente disarmante peggio delle migliori opere di Beckett o di Kafka. A pagare i conti di questo disastro siamo noi cittadini che disarmati attendiamo, come in Aspettando Godot di Beckett, il nostro Godot che ci porterà un po di serenità e di stabilità. Intanto non ci resta che piangere e ogni tanto ridere per alleviare la disperazione.
Poesia del giorno: Non chiederci la parola di E. Montale
Non Chiederci La Parola
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Autore del giorno: H. C. Andersen
Hans Christian Andersen nasce a Odense, città sull'isola di Fionia (Fyn, Danimarca), il giorno 2 aprile 1805. Trascorre un'infanzia piuttosto travagliata nei quartieri più poveri della sua città natale, insieme al padre Hans, di professione calzolaio, e alla madre Anne Marie Andersdatter, 15 anni più anziana del marito.
Inizia la sua attività di scrittore all'età di 30 anni: si reca in Italia per pubblicare la sua prima opera, "L'improvvisatore", che darà il via a una lunga carriera e a una ricchissima produzione letteraria tra romanzi, poesie, opere teatrali, biografie, autobiografie, scritti di viaggio, articoli, scritti umoristici e satirici.
Tuttavia il nome di Hans Christian Andersen viene consegnato alla storia della letteratura mondiale soprattutto grazie alla sua produzione di fiabe, di fatto immortali: tra i titoli più noti vi sono "La principessa sul pisello" (1835), "La sirenetta" (1837), "I vestiti nuovi dell'Imperatore" (1837-1838), "Il brutto anatroccolo", "La piccola fiammiferaia", "Il soldatino di stagno" (1845), "La regina delle nevi" (1844-1846). Sono innumerevoli le fiabe, gli scritti e le raccolte prodotti da Andersen in questo campo.
I suoi libri probabilmente sono stati tradotti in ogni lingua conosciuta: nel 2005, nel bicentenario dalla sua nascita, si contavano traduzioni in 153 lingue.
Instancabile viaggiatore, ha esplorato ogni angolo del mondo che riusciva a raggiungere, viaggiando tra Asia, Europa e Africa; questa passione per la scoperta è stata proprio l'elemento che ha fatto produrre ad Andersen moltissimi appassionanti diari di viaggio.
Hans Christian Andersen è morto il giorno 4 agosto 1875 a Copenaghen.
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